- Dettagli
-
Categoria: Vicenza e ville di Palladio del Veneto
GUIDO PIOVENE
Scrittore e giornalista, nacque a Vicenza nel 1907 e morì a Londra nel 1974. Nel suo libro Viaggio in Italia egli dice di Vicenza:
"Non so cosa direbbe uno psicanalista se gli rivelassi che, mobile come sono, e portato a girare il mondo, io sogni questi luoghi quasi ogni notte, e nei momenti d’ansia con dolcezza quasi ossessiva. Questa piccola parte della terra è per me veramente il grembo materno". E ancora aggiunge sul Palladio e sulla sua architettura: "Conoscere Palladio, la Basilica, la Loggia del Capitanio e gli altri attraverso gli studi è una conoscenza imperfetta. Bisogna vederlo a Vicenza. Appena entro nella città, mi riprende la meraviglia. Il rinascimento italiano, specie quello più tardo, quando l’architettura obbediva soltanto alla fantasia e al piacere, ha qualche cosa di chimerico. Ma in nessun luogo, credo, come a Vicenza. Non parlo delle case gotiche, che Vicenza ha in comune con le altre città del Veneto. Accenno a Palladio e ai suoi scolari, al complesso fastoso di archi, di logge e di colonne. Vicenza non fu sede di principati e signorie; passò da un dominio all’altro, poi si accomodò con Venezia. Qui non vi furono né Medici né Gonzaga, né Estensi ... Gli archi e i colonnati sorsero senza altro motivo che la compiacenza estetica, le fantasie lunatiche della cultura, l’orgoglio signorile. In Inghilterra, in America a Charlottesville, dovunque ho trovato i riflessi di questa geniale follia. Scarsa di motivi pratici, e funzionali come dicono oggi, segnò la storia dell’architettura mondiale".
VIAGGIO IN ITALIA
Goethe si fermò a Vicenza dal 19 al 23 settembre del 1786, durante un viaggio la cui cronaca divenne un libro famoso: il Viaggio in Italia.
Leggendo le pagine del suo diario si capisce quanto egli apprezzò Palladio e come fu in grado di cogliere lo spirito delle opere del grande architetto: "sono giunto da poche ore, ma ho già fatto una scorsa per la città e ho visto il Teatro Olimpico e gli edifici del Palladio ... soltanto avendo innanzi agli occhi questi monumenti, se ne può comprendere il grande valore. Con la loro mole e con la loro imponenza essi devono, per dir così, riempire gli occhi, mentre con la bella armonia delle loro dimensioni, non solo nel disegno astratto, ma in tutto l’insieme della prospettiva, sia per quello che sporge, che per quello che rientra, appagano lo spirito. E questo è proprio, secondo me, il caso del Palladio: un uomo straordinario, e per quello che ha sentito in sé, e per quello che ha saputo esprimere fuori da sé. "
IL POETA DELLA NATURA
Paolo Lioy (1834-1911) fu al tempo stesso scienziato e poeta, famoso sia in Italia che all’estero. Studiò in particolare la zona archeologica di Fimon e fu tra i diffusori della teoria darwiniana sull’origine della specie. Scrisse numerosi libri scientifici e divulgativi, non tralasciando di ricorrere anche alla poesia, tanto da essere definito il "poeta della natura". Fu anche provveditore agli studi e membro di varie associazioni scientifiche e culturali.
ALLA SCOPERTA DI UNO STRETTO
Antonio Pigafetta nacque a Vicenza alla fine del ‘400 da una antica famiglia gentilizia. Si hanno scarse notizie sulla sua vita, se si esclude il triennio dal 1519 al 1522 che egli stesso racconta nella relazione del primo viaggio intorno al mondo, riportando fedelmente la cronaca dell’impresa di Magellano. La spedizione, composta da cinque navi, salpò da Siviglia il 10 agosto 1519 e attraverso l’atlantico raggiungendo le coste del Brasile. Di qui la flotta fece vela verso sud, esplorando tutta la costa nell’intento di scoprire il passaggio di collegamento tra l’Oceano Atlantico e il Pacifico. La ricerca ebbe successo e la spedizione varcò lo stretto che, da allora, porta li nome di Magellano. L’impresa si fece però ardua a causa della fame e delle malattie che decimarono gli equipaggi, per l’indisciplina e le ribellioni scoppiate a bordo dei due vascelli restanti. La tragedia raggiunse il culmine quando, su un isolotto dell’arcipelago filippino, il capo stesso della spedizione fu colpito a morte, insieme con altri marinai, durante uno scontro con indigeni ostili. Pigafetta scampò fortunosamente alla strage e da allora assunse il comando: dopo aver toccato il Borneo, la spedizione giunse finalmente a Timor, nelle Molucche, meta del viaggio. Il rientro in patria non fu meno avventuroso, tanto che solo 18 uomini dei 262 partiti e una sola nave ritornarono.
Questa lunga e avventurosa spedizione fornì però notizie preziose su luoghi e popoli dei quali prima si raccontavano solo storie fantasiose; il merito principale va attribuito ad Antonio Pigafetta, cronista capace di grande obiettività e spirito di osservazione.
L’OSPIZIO DE’ PROTI
Giampietro de' Proti, ultima di una stirpe di una nobile famiglia vicentina, fu un uomo politico importante per i suoi tempi e fece parte della delegazione che si recò a Venezia per offrire la sottomissione di Vicenza alla Repubblica Serenissima. Non avendo eredi, alla sua morte lasciò ogni cosa a iniziative benefiche come l’ospizio de'Proti, destinato ad accogliere i nobili decaduti e ridotti in povertà, ma onesti.
Il nome dell’ospizio si è successivamente trasformato in quello attuale per ricordare altri due benefattori: oggi è funzionate e ospita un istituto per anziani.
UN POETA VICENTINO
Giacomo Zanella nacque a Chiampo nel 1820 e si reco in giovane età a Vicenza, dove studiò al seminario e fu ordinato sacerdote nel 1843. Amante delle arti letterarie e della scienza, fu insegnante prima a liceo e successivamente all’università di Padova, dove ricoprì anche l’incarico di rettore magnifico. Collocato a riposo, trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cavazzale, dove morì il 27 maggio 1888. La sua poesia più famosa è l’ode "Sopra una conchiglia fossile".
ANTONIO FOGAZZARO
Nacque a Vicenza nel 1842 e vi morì nel 1911. Laureato in legge a Torino, svolse la sua carriera di avvocato a Milano e a Torino, ma in realtà si dedicò ben presto alla letteratura. Egli fu uno dei primi autori che dettero un taglio psicologico e psicoanalitico ai propri romanzi, e che affrontarono il rapporto tra fede e società, aprendo la fede alla scienza. Tra i suoi romanzi più famosi si ricordano: Malombra, Daniele Cortis, Piccolo Mondo Antico, Piccolo Mondo Moderno, Il Santo.
Si legge nel verbale di una riunione straordinaria del Consiglio Comunale tenutasi il giorno dopo la morte di Antonio Fogazzaro dove fu deciso, per onorare questo illustre concittadino, di "intitolare corso Fogazzaro il tratto di via da piazza San Lorenzo alla Contrada Carmini, murando una lapide nella sua casa in detta contrada".
UN SANTO IMPORTANTE
Contrà San Marco deve il suo nome all’antica cappella di San Marco che sorgeva dove attualmente c’è Palazzo Roi. Era una delle sette cappelle della città, costruita nel 1119 e demolita nel 1814.
In questa chiesa veniva festeggiata con grande pompa la festa di San Marco, il 25 aprile; presenziavano alle cerimonie tutte le autorità religiose della città, poiché il santo era il protettore della Serenissima Repubblica Veneta.
VINCENZA PASINI
Si legge nelle cronache del 400 e negli atti del processo di beatificazione di Vincenza Pasini, che nel 1426 e nel 1428 la Madonna apparve per due volte a questa umile donna del popolo, promettendole che avrebbe fatto cessare l’epidemia di peste, che in quell’epoca infestava la città, se fosse stata costruita una chiesa in suo onore sul Monte Berico. Vincenza Pasini, riuscì senza difficoltà, a convincere le autorità cittadine, e nel 1428 venne eretta, in soli tre mesi, una semplicissima chiesetta, seguendo il perimetro che la Madonna stessa avrebbe tracciato sul terreno. Vicenza fu liberata dalla peste e il luogo diventò meta di pellegrinaggi.
- Dettagli
-
Categoria: Vicenza e ville di Palladio del Veneto
Vicenza è situata ai piedi dei Monti Berici, alla confluenza tra Retrone e Bacchiglione. Universalmente nota come la Città del Palladio, città d'arte e città gioiello tra le maggiori del Veneto, incanta per la nobiltà delle sue forme architettoniche e l'armonia delle proporzioni. Di origine paleoveneta, la città divenne Municipium romano nel 49 a. C. caratterizzandosi per la presenza di edifici particolarmente importanti di cui sono visibili notevoli tracce (Criptoportico, mosaici pavimentali, ponti, acquedotto di Lobia, teatro di Berga). Subì le invasioni successive di Eruli, Ostrogoti, Visigoti e più tardi dei Longobardi che la scelsero a sede di uno dei 36 Ducati.
Dopo il periodo del potere temporale esercitato su Vicenza dai vescovi conti, la città divenne libero Comune nel 1164; successivamente fu sottoposta ai Carraresi di Padova, agli Scaligeri di Verona e ai Visconti di Milano, finché fece Atto di Dedizione a Venezia (28 aprile 1404).
È sotto il dominio della Serenissima che Vicenza acquisì quell'inconfondibile fisionomia che le meriterà l'appellativo di Venezia di terraferma.
Occupata dai Francesi (1796) fu consegnata all'imperatore d'Austria col Trattato di Campoformio (1797). Dal 1806 al 1813 fece parte del Regno Italico e ritornò agli Austriaci dopo la caduta di Bonaparte. I vicentini si ribellarono vittoriosamente alla dominazione austriaca nel marzo 1848 proclamando il Governo Provvisorio e aderendo alla Repubblica Veneta.
Le truppe austriache ritornarono in forze e attaccarono la città all'alba del 10 giugno 1848: i combattimenti infuriarono soprattutto a Monte Berico per l'intera giornata, ma, a sera, i vicentini si arresero. Per i fatti del 1848, il Gonfalone fu decorato di medaglia d'oro da Vittorio Emanuele II (18 novembre 1866), quando la città venne unita al Regno d'Italia.
Nel corso della prima Guerra Mondiale, Vicenza fu sede del Comando della prima armata, la provincia teatro della "Strafe Expedition" e di epiche battaglie sul Grappa, Pasubio e Altopiano di Asiago. Durante la seconda Guerra Mondiale, a seguito di terribili bombardamenti aerei, subì distruzioni nel centro storico; la cupola stessa della Basilica, simbolo di Vicenza, si incendiò e crollò.
Nell'immediato dopoguerra i monumenti danneggiati furono accuratamente restaurati; opera di restauro e di rivitalizzazione che adesso torna a riguardare il centro storico non solo nei suoi monumentali edifici ma anche nella sua architettura minore che costituisce l'autentico volto di Vicenza.
L'11 marzo del 1995 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro consegnò alla Città di Vicenza la seconda medaglia d'oro al valore militare per l'attività partigiana (5 novembre 1994).